venerdì 5 febbraio 2010

L'Alta Valle Tevere nei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni

In occasione dell'inizio dell'anno sociale del Comitato nazionale femminile della Croce rossa italiana, il 31 gennaio è stata tenuta una conferenza da Carlo Liviero Morini, priore della confraternita di Maria SS. del Buonconsiglio, storico e ricercatore.
L'ispettrice Sandra Spapperi ha prima riferito delle attività del Comitato nell'anno trascorso, in cui è stato, tra l'altro, donato da Umbria Cooperativa Casa di Umbertide un'autoambulanza del cui rivestimento interno si è preso cura il Cnf. Presente anche Floriana Fiorucci, commissario del Comitato locale Cri.
Il tema della conferenza,"Il Manzoni, i Promessi Sposi e l'Alta Valle del Tevere" era atteso con molto interesse dai presenti. Il conferenziere ha rievocato la situazione storica in Italia nel 1600; epoca in cui, in Umbria come altrove, le grandi famiglie si uniscono, spesso con matrimoni, per accrescere il loro potere; e ha ricordato qui nella zona i Vitelli, i Bourbon del Monte, i Bufalini. Queste famiglie, che avevano ramificazioni in tutta Italia, spesso in Europa, servivano regnanti e avevano influenza sul Vaticano; quando Manzoni scrisse i Promessi Sposi la situazione non era cambiata di molto, e questo spiega le varie astensioni dai nomi che si ritrovano nell'opera. Manzoni possedeva una villa in Toscana, ai confini dello Stato pontificio, e aveva così occasione di conoscere molti degli avvenimenti svoltisi nella zona altotiberina. Avvenimenti che si ritrovano nel suo romanzo, senza fare i nomi dei protagonisti per evitare eventuali problemi con i loro discendenti. Citando passi di alcuni capitoli del libro – Xix, Xxii, Xxiii – il conferenziere ha fatto osservare come molti nomi di "bravi" si ritrovino oggi nei patronimici della zona tifernate o degli immediati dintorni. Nella descrizione del castello dell'Innominato si può ritrovare la visione che si ha del paesaggio da Monte Santa Maria Tiberina; e vi sono 7 km da Lippiano ("dal castellaccio di costui al palazzotto di don Rodrigo, non c'era più di sette miglia").
Particolarmente interessante la rievocazione della figura e della vita del Mazzarino, figlio di Ortensia Bufalini, e quella dei suoi più stretti parenti. Per il cardinale una storia di graduali successi politici; movimentata, al pari di quella delle sue nipoti e della sorella (che sarà nel romanzo la "Monaca di Monza") da varie vicende amorose. E sarà dopo le vicende con quello che il Manzoni chiama Egidio che la giovane verrà portata al monastero detto del Sacco, nel centro di Città di Castello, dove avrà la carica di vice abbadessa. Ascolto attento da parte del pubblico e, come ha detto Floriana Fiorucci, un nuovo interesse nel guardare ora molti palazzi della città.

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