martedì 21 dicembre 2010

Ora l’abete resta nei boschi

Immaginiamo: di plastica la bottiglia di spumante, di plastica la confezione del panettone; di plastica il panettone (qualche volta anche senza immaginazione lo sembra davvero), di plastica i re magi il bambinello e i due "animali stufa" presenti nel presepe. Questo è quello che potrebbe essere a breve il nostro Natale. Siamo così lontani dalle nostre vecchie e tanto amate tradizioni? Un pò si considerando che al di là delle varie manifestazioni che si rinnovano puntualmente e in ogni luogo, il presepe, proprio quello, è praticamente sparito dalle nostre abitazioni. Sostituito, nel migliore delle ipotesi, da una mini capanna colorata e piena di addobbi luminosi: alla faccia dell'ambiente un tantino bucolico. In attesa di vedere i re magi a bordo dell'ultimo modello della Moto Guzzi, incassiamo la notizia delle notizie, anche se tanto notizia poi non è, Eccola: i tifernati l'albero, quello vero, quello che dopo quindici giorni a causa della perdita totale degli aghetti trasforma il salotto nel centrale di Wimbledon, ebbene, quello, non lo vogliono più. Non ne vogliono più sapere di correre tutti gli anni a rincorrere il commerciante che una volta si piazzava con i suoi alberelli nella piazza di Città di Castello. Non ne vogliono più sapere della gara annuale su,
"il mio è alto 1,50, mentre il tuo è 1,40."
I tifernati lo vogliono di plastica. Quindi bando alle gare di altezza annuale, perché li non si sgarra, tanto è e tanto rimane. E addio pensieri sul dove collocarlo alla fine delle feste: su quale terreno depositarlo o (molto più facilmente) vicino a quale contenitore della spazzatura buttarlo. Che i dati di vendita degli abeti di Natale sia a picco lo dicono i rivenditori, soprattutto alla Comunità Montana.
"c'è stato un vero e proprio tracollo nelle vendite"

, affermano. I motivi sono molteplici, e c'è anche chi accampa storie sul rispetto della natura, non sapendo magari, osservano gli esperti, che tanto gli abeti andrebbero tagliati comunque. Meglio di plastica insomma, dicono almeno a Città di Castello. Però un mercato tiene ed è quello del meridione. Li la tradizione è ancora forte e l'albero lo vogliono vero, che profumi che perda gli aghi e che attacchi la pece sulle mani quando lo si assesta nel vaso colmo di terra. Quindi i nostri alberelli, una volta raccolti non si fermano più in piazza ma prendono la strada del sud. Pronti a riscaldare le case dei nostri conterranei più in basso, alla faccia di Bossi. Nel frattempo da noi ci si gode l'effetto luminoso, peraltro bello e originale, dell'albero dei desideri, una piramide in tela posizionata nel centro della piazza. Un albero contenitore di palloncini che raccoglie i desideri di tutti i bambini che hanno voglia di un Natale diverso. Alla fine delle feste l'albero verrà aperto e i desideri prenderanno il volo. In senso metaforico, perché il desiderio più desiderato, ogni bambino lo troverà esaudito… siamo sicuri.

Claudio Bianchi

Corriere dell'Umbria Martedì 21 Dicembre 2010

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