Strano a dirsi ma sembra che sia proprio così.
Anche in tempi di crisi, non si ferma il successo di vendite di cinture di castità, registrato da un'azienda di Gubbio specializzata in oggetti medievali: 158 euro il prezzo per quella maschile e 143 per la versione femminile.
Il mercato si è allargato a nuovi Paesi: tra i primi clienti figuravano i cinesi che chiedevano anche cinture rivestite di raso.
Ma ora se ne contano anche in Russia, in America e nei Paesi Arabi.
La cintura - spiegano i responsabili dell'azienda - viene acquistata dai collezionisti di oggetti curiosi, per gli addii al celibato, o per regali dal sapore decisamente goliardico.
Ma un attempato signore londinese l'ha acquistata per la giovane moglie, in occasione di un viaggio da sola in Grecia, mai avvenuto, tuttavia, poiché il metal detector ha impedito l'ingresso in aereo all'ingombrante oggetto in ferro, del peso di circa tre chili.
La cintura ebbe un lancio speciale nel 2002, quando al termine di una selezione regionale di Miss Italia una modella uscì sulla passerella vestita solo di una collana di perle e di un leggero perizoma sotto la cintura di castità, sulle note di una canzone di Madonna.
Nell'occasione una cintura venne fatta recapitare in regalo dall'azienda eugubina alla stessa cantante.
Nell'anedottica tradizionale si fa risalire l'uso della cintura di castità al tempo delle crociate, collegandola alla necessità, per i cavalieri che partivano per il Santo Sepolcro, di assicurarsi della fedeltà delle proprie consorti, evitando i rischi connessi a un così prolungato distacco.
In realtà, una ricostruzione storica più attenta porta a concludere che i primi usi della cintura di castità risalgano, in Italia, al XIV o XV secolo, in particolare negli ambienti dell'alta nobiltà.
Il primo documento in cui compare la cintura di castità, è datato 1405 e conservato nella biblioteca di Gottinga (la cintura è qui nominata come "congegno fiorentino").
Indossarono la cintura di castità, fra le altre, Caterina de' Medici, Anna d'Austria, la moglie di Francesco II di Carrara (il quale fu addirittura accusato di esserne l'inventore, in uno scritto del 1750 di Freydier de Nimes).
Recentemente, tuttavia, l'esistenza e l'utilizzo della cintura di castità nel medioevo è stata contestata.
Sono esistiti svariati tipi di cintura di castità, ma l'aspetto prevalente, essenzialmente, si compone di una banda in vita ed una fascia pubica (che copre completamente i genitali, in modo da renderli inaccessibili), bloccate insieme.
Il materiale utilizzato, nelle cinture classiche è solitamente metallico, con un rivestimento, soprattutto interno, di velluto o pelle; le cinture moderne, attualmente in commercio, sono realizzate perlopiù su misura, in acciaio inossidabile rivestito internamento in neoprene o gomma, che assicura una migliore igiene.
L'igiene è infatti uno degli aspetti maggiormente problematici per chi adopera la cintura di castità; essa prevede, in ogni caso, due piccole aperture, anteriore e posteriore, per l'espletazione dei bisogni fisiologici, ma la normale igiene intima risulta in ogni caso di difficile attuazione senza rimuovere la cintura.
Naturalmente, per impedire la rimozione della cintura, essa è predisposta per l'applicazione di uno o più lucchetti
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