C'era una volta… Troppo forte la tentazione di cominciare così. Dunque. C'era una volta un feudo disseminato di fortezze, fattorie e casolari adagiati tra le colline di quella porzione di Alta Valle del Tevere che si spinge verso le Marche.
Un territorio che dal Cinquecento ai primi del Novecento è vissuto bastando a se stesso, producendo tutto il necessario per il benessere delle 370 anime censite nel 1794 dal conte Ardicino della Porta, contadini e artigiani che si sentivano fortunati a vivere nei possedimenti di una casata di riconosciuta magnanimità.
Non poteva sapere, Ardicino, che proprio le sue meticolose annotazioni sulle caratteristiche e i confini della storica proprietà di famiglia avrebbero ispirato, a due secoli di distanza un'opera d'arte che si offre ai giorni nostri con più di un significato.
Ecco allora l'inaugurazione - avvenuta ieri mattina nello show room delle Ceramiche Rometti di Umbertide - del pannello in ceramica che riporta alla memoria del territorio i luoghi di questa contea: toponimi ancora oggi esistenti come Turabuco, Pereto, Vialba, Valmaggiore e molti altri, perimetrati da alcuni tra i più bei centri storici dell'Umbria come Montone, Città di Castello, Montone, Umbertide.
A vigilare dall'alto, da più di mille anni, la massiccia Rocca d'Aria. L'opera, commissionata da Giulio della Porta, l'unico esponente della casata rimasto a vivere nella terra dei suoi avi ed autore nel 2002 del libro "La contea nascosta" sulle memorie della famiglia, è firmata dall'artista umbertidese Adriano Bottaccioli ed è stata realizzata dalle Ceramiche Rometti.
Un vero evento in un periodo in cui è rara la committenza di grandi opere artistiche. E questa grande lo è davvero: oltre 6 metri di lunghezza per un metro e mezzo d'altezza, una superficie composta da 500 mattonelle in cui il tratto color blu spicca sul bianco antico della ceramica ricordando un po' il sublime effetto degli azulejos portoghesi.
Invece possiamo dire che anche dal punto di vista tecnico questo lavoro è ben radicato nel nostro territorio: è stato eseguito con la tecnica del "bianchetto" che la Rometti collaudò negli anni Trenta segnando una fase rivoluzionaria per la tradizione ceramica umbra e mettendo in produzione opere innovative che nascevano dalla creatività di artisti del livello di Corrado Cagli, Mario di Giacomo, Leoncillo Leonardi, Dante Baldelli.
In questo momento obiettivamente difficile per il settore della ceramica, il titolare della Rometti, Dino Finocchi - complice in questa particolare occasione la straordinaria abilità di Bottaccioli - ha raccolto la sfida di una produzione assolutamente fuori dal comune per un risultato che è ugualmente fuori dal comune.
Da lode il suo impegno nello sforzo di non arrendersi a una produzione "facile" ma di percorrere la strada del nuovo e della qualità, inseguendo il sogno di tornare a fare della Rometti un atelier dell'arte e della creatività.
Ovviamente lodevole la prova data da Bottaccioli, che con una disinvoltura straordinaria è passato dal vasto repertorio di acquerelli e chine a un'opera monumentale come questa.
Come dire. Un nuovo pezzetto della storia locale è stato scritto.
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