sabato 28 marzo 2009

Intervista a Filippo Timi in scena ad Umbertide con Il popolo ha fame, diamogli le briosche

Quando si ha a che fare con Filippo Timi la sensazione è di precipitare come Alice nel pozzo. Fino al Paese delle Meraviglie. Un artista dalle complessità insondabili che le fa conoscere solo in minima parte, quel tanto che basta a far percepire il resto.
Di lui si sa che ha trentacinque anni, è bravo, si esprime attraverso diversi linguaggi artistici, dal teatro alla letteratura passando per il cinema.
Si sa, poi, che balbetta e ci vede poco; nonostante questo si muove sul filo con l'abilità di un acrobata, ha nel suo curriculum interpretazioni da premio ed è "uno" fuori dagli schemi.
Da un mese Filo è a Umbertide a preparare quello che lui definisce il suo "primo vero" spettacolo teatrale.
Ovvero interamente fatto da lui e con quattro attori sotto la sua direzione (Lucia Mascino, Luca Pignagnoli, Marina Rocco e Paola Fresa).
Dalla metropoli milanese, dove abita da qualche anno, Timi è tornato per motivi artistici nella sua Umbria, a pochi chilometri dal quartiere di Ponte San Giovanni dove è cresciuto e dove ora non ha più ritrovato il negozio di alimentari della Pasquina e Aldo, di fronte a casa dei suoi.
"Un vero peccato che abbiano chiuso"
commenta nostalgico. Lo spettacolo, domani al teatro dei Riuniti di Umbertide in anteprima nazionale e dal primo al 5 aprile in replica al Morlacchi di Perugia, ha un titolo bizzarro:
"Il popolo ha fame? Diamogli le briosche"
ma il testo "rivisto e scorretto" è tratto da un classico: "Amleto" di Shakespeare.
A dare un contributo alla produzione, Santo Rocco-Garrincha, c'è il Teatro Stabile dell'Umbria : "Ci ha anche ospitato qui" precisa Timi.
Filo, da te ci aspettavamo un musical. Almeno così avevi promesso…
"Il musical lo porterò al cinema perché voglio come protagoniste le mie zie e sarebbe un problema farle recitare in teatro."
Le zie? e i tuoi genitori?
"a loro ho proposto la parte della madre e dello zio di Amleto nella messinscena, ma non sono riuscito a convincerli."
Perché così refrattari? Te, da chi hai ripreso?
"Dal cugino della mamma, lo zio Luciano Tarquinio, morto ventenne in guerra.
Non ho mai visto una sua foto ma so che suonava il violino ed era simpatico. Come me."
Nelle tue opere di solito sei autobiografico, pure in questo caso porti in scena un pezzo della tua vita?
"sì.
Era molto tempo che volevo fare Amleto a modo mio, poi il legame artistico con Stefania De Santis mi ha spinto a provarci.
Mi ci vuole sempre una donna per affrontare le situazioni."
Come hai trattato Amleto?
"L'ho fatto uscire dal ruolo. E il testo si è trasformato da tragedia in commedia. Il mio lavoro è stato di tirar fuori gli aspetti per me interessanti e mettere in scena il paradosso dell'uomo: ridere della tragedia e piangere delle sciocchezze."
Quindi il dolce principe di Danimarca cosa?
"Un giovane viziato, figlio di reali che interpreta se stesso per sua madre e suo zio."
Viziato. Ma come:
"Potrei vivere nel guscio di una noce e sentirmi re di uno spazio infinito."
É Amleto. Il tuo non è così?
"é l'uomo ad essere così se apre gli occhi. Se guardi la campagna intorno a Umbertide ti senti pieno e padrone del mondo: re di uno spazio infinito, appunto."
Gli attori in scena come li hai scelti?
"Dai laboratori. E mi sono piaciuti non solo perché adatti al ruolo, ma in assoluto bravi. Mi piacerebbe formare una compagnia con loro."
Insomma stai entrando nella fase della maturità?
"Non sarò maturo neppure a cinquant'anni. Anche se non ne faccio una questione di età. Penso che essere maturo significhi avere il coraggio di spingere il piede sull'acceleratore."
Certo. Tuttalpiù muoio…
"Già è vero, il mio libro. Pubblicarlo è stato un atto di coraggio, la mia prima bomba."
Cinema. Esperienza fatta con Salvatores e ora è in corso quella con Bellocchio. Sono due registi coraggiosi, loro?
"Entrambi a proprio modo. Non sono paragonabili. Con ognuno ho comunque fatto esperienze grandiose."
Stai girando un noir con un esordiente: Capotondi. Puoi darci qualche anteprima?
"Il titolo è 'La doppia orà e questo si sa. É con Kesnija Rappoport e pure questo è già stato detto. Aggiungo però che Kesnija è meravigliosa e bravissima e l'abbiamo tutti chiesta in sposa."
Lei, ovviamente, ha detto di no...
"Invece no. Il guaio però è che ha detto di sì a tutti."
Hai ancora la residenza a Perugia? "sì". Dunque voterai alle prossime amministrative. Qual è il tuo sindaco?
"Non chiedermi questo. É troppo."
Vabbè. Ultima curiosità. A chi ancora non ti conosce, e vuole farlo, da che deve partire? Dal leggere un tuo libro, dal venire a vederti a teatro, al cinema…
"Direi...
dal fare la doccia insieme."
Allora consiglio io: dal teatro. Ti dispiace?
"No. Il teatro lo considero il corpo a corpo con me stesso. Ma non sarebbe così se non ci fosse tutto il resto"Marzo 2009

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